"Inizialmente c'erano sei cebi che vivevano in una gabbia piccola e bruttina vicino all’ingresso dello Zoo di Roma" racconta Elisabetta Visalberghi "ci passavo davanti quando andavo a osservare i macachi giapponesi, e così avevo iniziato a conoscerli. C’era una femmina bellissima con ciuffi così appariscenti che la chiamai Punk; purtroppo questa femmina era solita abbandonare i suoi figli alla nascita che venivano poi allevati a mano da volontari. Il più divertente era Cammello che usava le patate bollite per rompere il guscio delle noccioline americane! Quando costruimmo il nostro Centro, chiedemmo al direttore dello Zoo di affidarci i cebi. In seguito sono arrivati altri cebi, molti dei quali provenienti da confische di animali introdotti illegalmente in Italia. Viola e Narciso, per esempio, venivano dal Sud America: quando li hanno trovati a Fiumicino erano in una scatola di cartone legata con uno spago, avevano al massimo qualche settimana e se non fossimo intervenuti subito sarebbero morti. Purtroppo, in quei paesi molti animali selvatici vengono venduti a turisti sprovveduti che, spinti dalla tenerezza che provano per quelle bestioline, le comprano. Ma ci sono anche commercianti che, non certo spinti dalla tenerezza, fanno fortuna con il commercio illegale."
Da dove vengono le altre scimmie?
Moltissimi dei cebi della nostra attuale colonia sono nati qui. Un maschio di nome Gal ci è stato regalato da un laboratorio israeliano. Nessuno dei nostri animali è stato catturato in natura per venire da noi. Oggi i nostri 23 cebi vivono in quattro gruppi dei quali i visitatori del Bioparco possono vederne due.
Il testo, tratto dal libro “Idee per diventare etologo” di Elisabetta Visalberghi (Zanichelli, 2006) è stato aggiornato nel 2012.
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